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Si preparano alla guerra (vera) giocando con le ASG

Per i taiwanesi, i club di soft air sono l’unica risorsa per addestrarsi all’uso delle armi in vista di una possibile invasione cinese

Nota della redazione di “Soft Air Dynamics”: il mondo sta cambiando, gli equilibri tra nazioni e sfere d’influenza si stanno ridefinendo. Purtroppo (o per fortuna) non sarà il soft air a cambiare il corso della storia. Anche perché il vero problema delle nuove generazioni che vivono nelle società di tipo occidentale non è imparare come sono fatte e come si usano le armi, ma trovare la forza morale e psicologica che serve ad affrontare le durezze immani di una “vera” guerra, feroce e sanguinosa come quella attualmente in corso in Ucraina, non qualcosa di “glamour” come le fallimentari missioni di peacekeeping con cui i media mainstream hanno sbomballato il mondo negli ultimi trent’anni. Il che, oggi, dopo decenni di nefasta influenza “woke” sui cervelli della gente – specialmente dei giovani – appare un’utopia assoluta.

«La gente non vuole parlare di guerra»: la difesa civile di Taiwan combatte il rischio di negare l’invasione

I gruppi emergenti di difesa civile di Taiwan sono impegnati a preparare al meglio la popolazione dell’Isola ad un possibile attacco da parte delle truppe cinesi. Tuttavia, a due anni dalla mobilitazione popolare senza precedenti a favore della resilienza civile scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina, un gran numero di cittadini taiwanesi teme ancora che l’atto di addestrarsi alla guerra possa di per sé aumentare il rischio di crisi con la Cina.

Taipei, 1 ottobre 2023, cittadini taiwanesi praticano il tiro soft air presso il poligono Camp 66. (© Mehdi Chebil, France 24)

Articolo di Mehdi Chebil per France 24

Sembra un fucile d’assalto, ma suona piuttosto come un giocattolo. C’è un’enorme differenza tra il rumore metallico della replica da soft air della carabina M4 e la detonazione di un’arma da fuoco vera. Ma ciò non impedisce ad alcuni clienti del poligono di tiro soft air Camp 66 di Taipei di abbigliarsi con vestiario tattico per rendere più intensa la sensazione della guerra moderna. A causa delle severe restrizioni legali sull’uso e sul possesso di armi, i club di soft air rappresentano l’unico modo per i civili taiwanesi di acquisire alcune competenze tecniche che, sperano, potrebbero rivelarsi utili in caso d’invasione cinese.

«Ho iniziato a praticare tiro soft air perché ho sentito dire fin da piccolo che l’addestramento nell’esercito di Taiwan non è abbastanza buono», racconta Bill Huang, uno studente d’ingegneria meccanica di 19 anni che indossa un giubbotto tattico della “Taipei city police”. Ha iniziato a praticare il tiro con le ASG nell’estate del 2022, pochi mesi dopo che l’invasione russa dell’Ucraina suscitò un risveglio d’interesse per la difesa civile a Taiwan.

«Credo che le competenze acquisite nell’addestramento al soft air sarebbero utili per la difesa civile, perché le ASG funzionano proprio come le armi da fuoco vere. Se un giorno il governo mi darà un fucile o un qualsiasi altro tipo d’arma, sarò in grado di usarlo e difendere il mio Paese», dice Huang.

Bill Huang (a destra) e il suo amico Brian posano al poligono di tiro soft air Camp 66. (© Mehdi Chebil, France 24)

È arrivato al poligono di tiro Camp 66 con un amico che sembra paracadutato da una zona di guerra, col suo elmetto militare completo di cuffia per le comunicazioni tattiche e una replica della carabina M4, che è l’arma standard dell’esercito americano .

Quando il suo “fucile d’assalto” s’inceppa, un ex marine americano che lavora come istruttore di tiro a Camp 66 è qui per aiutarlo.

«Queste non sono sicuramente armi da fuoco. Ma le repliche sono molto fedeli ai modelli originali e consentono alle persone di abituarsi a caricarle, scaricarle e manovrarle», dichiara Richard Limon. «La cosa più importante, è che insegna loro a maneggiare in sicurezza le armi da fuoco».

Il marine americano in congedo Richard Limon controlla una replica da soft air al poligono Camp 66. (© Mehdi Chebil, France 24)

Taiwan non ha avuto un “campanello d’allarme” come l’Ucraina nel 2014, quando la Russia conquistò la Crimea e mandò le truppe ad aiutare i separatisti nel Donbas . Il Paese non ha nulla di simile alle Forze di Difesa Territoriale addestrate da Kiev poco prima dell’invasione del 2022. 

Secondo gli analisti,  il vecchio sistema di difesa civile di Taiwan – che, a quanto si riferisce, conta centinaia di migliaia di volontari nelle unità di risposta anticrisi – sta affrontando un “fallimento sistemico” a causa di problemi di budget e di formazione .

La revisione della difesa civile non è stata un tema di discussione durante la campagna per le elezioni presidenziali del 13 gennaio, concentratasi più su questioni sociali ed economiche interne piuttosto che sulle relazioni tra le due sponde dello Stretto di Formosa. Nonostante la diversa retorica, tutti e tre i candidati –  così come la stragrande maggioranza dei taiwanesi  – sono favorevoli al mantenimento dello status quo nelle spinose relazioni dell’Isola con la Cina.

Tony Lu posa con una replica di AK-47 a Camp 66. È conosciuto in tutta Taiwan per aver combattuto nella Legione Internazionale Ucraina nel 2022. Ora esorta i suoi connazionali a prepararsi in caso d’invasione cinese. (© Mehdi Chebil, France 24)

Il recente aumento d’interesse per l’addestramento alla difesa civile è partito dal basso, non per ’iniziativa del governo.

«La maggior parte dei partecipanti alle attività di difesa civile che ho incontrato erano frustrati dalla mancanza di reazione da parte del governo taiwanese alle recenti incursioni cinesi», dice Wen Liu, studiosa dell’Istituto di Etnologia dell’Accademia Sinica, che recentemente ha preso parte a circa 50 workshop di difesa civile e ha intervistato dozzine di partecipanti per le sue ricerche.

Prepararsi a un’invasione cinese
Secondo Liu, il quadro giuridico che impedisce ai cittadini di mettere le mani sulle armi da fuoco non è il problema principale. Sottolinea invece la riluttanza del governo a nominare il suo potenziale nemico oltre lo Stretto di Formosa e ad inquadrare il conflitto come “taiwanesi contro cinesi” per ragioni storiche.

L’Isola vive sotto un regime di autonomia da 70 anni, da quando i sostenitori del partito nazionalista cinese Kuomintang vi si rifugiarono dopo aver perso contro il partito comunista nella guerra civile. La costituzione di Taiwan definisce ancora se stessa come “Repubblica Cinese” .

Liu osserva che solo nel giugno 2023 le autorità taiwanesi hanno pubblicato un opuscolo aggiornato sulla difesa civile con una sezione su come distinguere tra soldati cinesi e taiwanesi in base alle loro uniformi, pattern mimetici e mostreggiature.

Tiratori taiwanesi sparano con le repliche soft air al poligono Camp 66. (© Mehdi Chebil, France 24)

«Molte persone a Taiwan si sono abituate alle intimidazioni cinesi e non vogliono nemmeno parlarne. Dato che non vi è stata alcuna invasione negli ultimi 70 anni, credono che, se si andrà avanti come sempre, non accadrà nulla», dice Liu. Per loro, creare una forte difesa civile volta a contrastare un’invasione cinese potrebbe passare per un tentativo di escalation con Pechino.

«La cosa più importante dei gruppi emergenti di difesa civile è che rafforzano la consapevolezza psicologica della gente. Ciò dimostra anche agli alleati internazionali che i taiwanesi non sono divisi sulla volontà di resistere», aggiunge la ricercatrice.

La volontà della popolazione locale d’imbracciare le armi contro un’invasione cinese è particolarmente monitorata da Washington, il cui aiuto militare sarebbe fondamentale per respingere un attacco su larga scala. 

La studiosa taiwanese Wen Liu, assistente ricercatrice presso l’Accademia Sinica. (© Mehdi Chebil, France 24)

Nessuno sa quale sarebbe l’atteggiamento della popolazione taiwanese in caso d’invasione da parte della Cina. I sondaggi pubblici su questa delicata questione sono considerati inaffidabili. I ricercatori intervistati da France 24 hanno affermato che la foga scoppiata nel 2022 per la creazione di una difesa civile si sta attenuando o addirittura svanendo, ma non vi sono dati concreti sull’argomento.

La difesa civile attrae i più giovani
Un portavoce della Kuma Academy, una delle principali ONG che organizzano corsi di primo soccorso, guerra cognitiva, evacuazioni e simili, ha detto che il gruppo ha “contattato” 500 mila persone, ma non ha fornito una ripartizione mensile. Il gruppo mira a formare 3 milioni di persone, ovvero più del 10% della popolazione di Taiwan.

Secondo T.H. Schee, un imprenditore tecnologico ed esperto di reazione alle crisi, i club di soft air e i nuovi gruppi di attivisti come la Kuma Academy hanno attratto soprattutto giovani taiwanesi.

«La maggior parte ha tra i 20 e i 30 anni. Sono la fascia d’età che più probabilmente si preparerà apertamente a resistere a un’invasione cinese. È qualcosa di molto diverso dai gruppi di protezione civile esistenti, dove la maggior parte dei volontari ha più di 50 anni. La generazione più vecchia non ama nominare i nemici, perché sa che la politica e i governi possono cambiare, che un giorno anche il tuo stesso governo potrebbe essere tuo nemico», dice Schee.

T.H. Schee si appresta ad allenarsi nella palestra CrossFit 4SC, che ha recentemente aperto a Taipei. Secondo lui, le cattive condizioni fisiche di molti giovani taiwanesi potrebbero ostacolare la resilienza civile. (© Mehdi Chebil, France 24)

Basandosi sulla propria esperienza nel coordinare gli sforzi di salvataggio dopo il terremoto del 1999 e il tifone del 2009, sostiene che sia i gruppi emergenti che le organizzazioni esistenti di reazione alle catastrofi dovrebbero lavorare insieme a beneficio della resilienza civile.

«Non puoi proteggere il tuo quartiere da solo (…) Un aspetto chiave della protezione civile è sapere chi del tuo gruppo locale può fare cosa. Tale conoscenza e il mantenimento delle comunicazioni sarebbero indispensabili per evitare il caos e gestire un vero e proprio movimento di resistenza in caso d’invasione», afferma.

Un’altra sfida per la difesa civile di Taiwan è rappresentata dalle condizioni fisiche generali della popolazione, che secondo lui sono piuttosto scarse.

Taipei, 4 ottobre 2023, un gruppo di taiwanesi partecipa a una lezione di fitness presso la palestra CrossFit. (© Mehdi Chebil, France 24)

«La pratica del tiro soft air o l’addestramento al pronto soccorso possono risultare efficaci per la preparazione psicologica, ma temo che alcuni giovani non resisterebbero un giorno o due se scoppiasse una guerra, perché non sono abbastanza in forma. Non occorre che tutti a Taiwan siano soldati, non sarebbe pratico», dice Schee.

«Ma se riuscissimo ad avere il 5% o il 6% della popolazione in forma davvero ottimale, gente preparata duramente, questo potrebbe cambiare il corso della guerra».

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SOFT AIR DYNAMICS

è l'unica rivista mensile a diffusione nazionale interamente dedicata allo "sport del 21° secolo": il soft air, gioco di squadra che riunisce in sé le discipline del combattimento a fuoco simulato.

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