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La guerra “metabolizzata” dagli alberi di Leningrado

Vi proponiamo alcune foto molto suggestive scattate nei boschi di Nevsky Pyatachok, l’area in cui, tra il 1941 e il 1942, i soldati sovietici crearono una testa di ponte sul fiume Neva al fine di rompere l’assedio germanico di Leningrado (oggi San Pietroburgo).

La parola russa pyatachok significa “monetina da 5 copechi” e viene usata metaforicamente per indicare un’area molto piccola. A Nevsky Pyatachok, in uno spazio di appena 1,5 chilometri quadrati, le truppe della Wehrmacht ebbero 160 mila caduti, quelle dell’Armata Rossa 260 mila.

Ancor oggi, nei boschi della zona, è possibile imbattersi nei residuati di armi ed equipaggiamenti – soprattutto russi, ma anche tedeschi – utilizzati dalle truppe che vi combatterono, spesso inglobati negli alberi che nel frattempo sono cresciuti.

Dopo la seconda guerra mondiale, Nevsky Pyatachok è divenuta una specie di santuario per i russi e fa parte del complesso di memoriali che costituisce la “Cintura Verde” di San Pietroburgo.

Image credits: dasBILD

Un elmetto sovietico infisso in un arbusto.
I resti di un fucile inglobati dalle radici di un albero.
Un altro elmetto perforato da una giovane pianta.
Una vanghetta conficcata in un tronco.
Questa granata a frammentazione probabilmente è ancora attiva.
Quest’albero ha fermato un proietto da campagna da 75 mm.
L’ennesima pianta provvista di elmetto.
Una mitragliatrice russa PM M1910 fa capolino dal terreno.

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